avversità di origine animale e di origine vegetale
La difesa sanitaria dell'oliveto rappresenta un obiettivo importante per l'econimia della coltura sia perché gli eventuali danni alle piante deprimono l'attività vegetativa e sia perché, se ad essere danneggiati sono i frutti, i riflessi negativi ricadono totalmente sul costo di produzione e sulla qualità del prodotto finito.
Sotto la spinta di una migliorata coscienza dei rischi tossicologici legati alla presenza di residui di insetticidi nelle olive e/o nell'olio, e per rispondere a specifiche esigenze anche di ordine economico, è emersa la necessità di riesaminare con più attenzione il problema della difesa fitosanitaria dell'olivo riorganizzandola in modo più corretto e più moderno.
Così l'indirizzo tecnico è stato rivolto a valutare il danno economico causato dalle principali avversità, a sfruttare adeguatamente gli antagonisti presenti nell'oliveto, a cercare di individuare i principi attivi meno tossici e più selettivi, a definire "soglie" di intervento tenendo presente la possibilità di utilizzare più moderni metodi alternativi di controllo.
L'insieme di queste metodologie sono indispensabili conoscenze dell'agroecosistema, delle entità animali o vegetali maggiormente dannose e delle loro fluttuazioni nel tempo (monitoraggio) dovute ai fattori biotici (azioneed interazioni di predatori, parassiti ecc), abiotici (temperatura, umidità, piovosità, vento, ecc) e colturali (concimazioni, diserbo, rotazioni, potature, resistenza varietale, ecc).
Prima di illustrare brevemente i parassiti e gli eventi che più frequentemente possono danneggiare i nostri oliveti, può essere utile ricordare che l'intervento agronomico ve sempre programmato al mattino o alla sera, evitando così le ore più calde della giornata.
Parassita specifico di questa pianta, il "Dacus oleae" (Mosca dell'olivo) è l'insetto più frequente che può compromettere seriamente la produzione degli oliveti del Bacino del Mediterraneo.
La mosca colpisce i frutti provocando la formazione di macchie scure in corrispondenza della zona perforata per l'ovodeposizione. Il controllo della infestazione, facilmente rilevabile mediante trappole cromotropiche, chemiotropiche e sessuali, viene effettuato mediante il rilevamento dei danni provocati ai frutti. Convenzionalmente le soglie economiche di intervento per le olive da olio risultano del 10-15% di infestazione, mentre per i frutti destinati al consumo diretto (da tavola) intorno al 5%. Di norma il momento idoneo per iniziare la difesa dell'oliveto si identifica quando sono raggiunte queste soglie ed i dati climatici fanno prevedere un ulteriore sviluppo delle popolazioni.
La lotta preventiva con esche proteiche idrolizzate è la più diffusa perché non provoca effetti dannosi alla fauna utile, è di facile applicazione ed ha un costo più contenuto. Nel caso si superino le soglie ed è necessaria una difesa più attiva da questo parassita, si consigliano prodotti a base di esteri fosforici.
Le olive colpite da Dacus sono soggette a cascola anticipata e possono essere destinate unicamente alla estrazione dell'olio; la resa (%olio) delle druope è più ridotta mentre l'olio presenta caratteristiche organolettiche alterate (aumento acidità) da renderne necessaria la rettifica.
Indicata con il nome "Prayas oleae" è una piccola farfalla che sull'olivo realizza tre generazioni, una sulle foglie, una sui fiori ed una sui frutti.
I danni più gravi sono causati dalle ultime due generazioni con la distruzione dei fiori, nei casi più gravi, con la cascola dei frutticini.
L'intervento contro questo lepidottero è necessario quando preventivamente vengono superate le soglie minime di attacco (20% dei fiori colpiti nella prima decade di giugno o 30% di drupe colpite tra giugno e luglio); i prodotti fosforganici (Dimetoato, Fosfamidone, ecc) sono in genere abbastanza efficaci.
Numerose cocciniglie attaccano l'olivo, ma la più pericolosa è la "Saissetia oleae" conosciuta comunemente come cocciniglia "mezzo grano di pepe".
Questo parassita colpisce preferibilmente i rami giovani e le foglie; produce una "melata" che favorisce la diffusione sulle foglie della "fumaggine" e quindi una conseguente riduzione dell'attività fotositetica.
I trattamenti, quando necessari, vengono effettuati con oli minerali leggeri in agosto e settembre in presenza di 30 neanidi su 100 rami oppure di 60 femmine su 100 rami.
Le larve del lepidottero "Margaronia unionalis" sono particolarmente pericolose nei giovani oliveti in quanto possono scheletrire completamente l'apparato fogliare.
A differenza della tignola, l'attacco di Margaronia si evidenzia a luglio per protrarsi con 4-5 generazioni sino a settembre-ottobre.
Solo in casi di estrema gravità si consigliano esteri fosforici o carbammati.
Questo piccolo insetto "Liotrips oleae" ha un apparato boccale pungente-succhiante col quale colpisce le foglie, i fiori ed i frutti creando ipertrofie, deformazioni, alterazioni fisiologiche e cascola.
In generale è possibile notare sulla pianta uno stato depressivo che risulta molto evidente in casi di infestazioni intense.
Il parassita si combatte con l'impiego di esteri fosforici in primavera quando gli adulti svernanti riprendono la loro attività
Agente è il fungo "Spilocea oleagina" che si insedia e si sviluppa perforando la cuticola delle foglie.
Successivamente nella pagina superiore appaiono macchie circolari grigio-rossastre al centro e bruno scuro alla periferia da cui il nome "occhio di pavone".
Un attacco particolarmente grave provoca l'abscissione delle foglie creando gravi ripercussioni sulla differenziazione antogena delle gemme a fiore.
Il parassita si sviluppa in autunno ed in primavera in presenza di elevata umidità e con temperature intorno ai 12 gradi.
La lotta va condotta con trattamenti anticrittogamici da eseguire in autunno ed in primavera.
La rogna o tubercolosi, prodotto dal batterio "Pseudomonas savastanoi", si manifesta sulla corteccia con tubercoli duri e legnosi che deprimono l'attività vegetativa e possono promuovere il disseccamento di interi rami.
L'agente patogeno penetra nelle piante attraverso le lesioni conseguenti a cause naturali come il gelo, la grandine e le ferite provocate da insetti o dall'uomo (potatura, bacchiatura, ecc).
È necessario intervenire con trattamenti preventivi a base di prodotti rameici.
Questa malattia, causata dal fungo "Gleosporium olivarum", colpisce le olive prossime alla maturazione e solo eccezionalmente la vegetazione della pianta.
Le drupe, manifestano inizialmente una tacca rotondeggiante depressa e scura; successivamente si raggrinziscono, mummificano e cadono. Il fungo, presente nelle zone meridionali, si sviluppa durante gli autunni piuttosto umidi.
La lotta preventiva si realizza applicando all'oliveto le pratiche colturali che impediscono il ristagno dell'umidità; in caso di infezioni già in atto, sono necessari 1-2 trattamenti, in ottobre-novembre, con prodotti rameici (poltiglia bordolese).
Agenti sono diverse specie fungine saprofitarie appartenenti a vari generi, Capnodium, Cladosporium, Antennariella, Alternaria ecc. La fumaggine è un'alterazione causata dalla formazione, sulle foglie, sui rami e sui frutti, di uno strato nerastro di micelio, di rami conidiofori e conidi che non presentano nessun rapporto alimentare diretto con la pianta ospite.
Questi funghi infatti si sviluppano e traggono nutrimento dalle sostanze zuccherine presenti nella melata fisiologica, emessa dalla pianta in particolari momenti di stress. Le cause più comuni per l'insorgere di questa patologia sono da attribuirsi principalmente ad attacchi di cocciniglie (prima tra tutte la Saissetia oleae), potature eseguite ad intervalli troppo lunghi, mancata od errata difesa fitosanitaria, eccesso o errate concimazioni, temperature invernali molto miti, uso frequente di insetticidi non selettivi, ecc . I danni quindi riguardano essenzialmente la riduzione dell'attività di fotosintesi e gli scambi gassosi al livello delle zone colpite.
Lo sviluppo della fumaggine può essere contrastato con efficacia con un trattamento anticrittogamico a base di sali di rame e con potature periodiche e concimazioni bilanciate.
Il fungo "Verticillium daliae" penetra nella pianta attraverso le radici, si diffonde nei vasi legnosi provocando prima la occlusione e quindi il disseccamento di una o più branche e/o della intera pianta.
La sensibilità dell'olivo al freddo è influenzata da diversi fattori quali la cultivar, lo stato vegetativo della pianta, l'esposizione, il grado di umidità dell'aria e del terreno, l'epoca stagionale in cui si verifica l'abbassamento termico.
Quando le temperature descrescono beuscamente, le foglie assumono una colorazione bronzea, abscindono fino a provocare una grave defogliazione della pianta. Se l'evento metereologico è più intenso si verifica la necrosi del cambio dei rami pi&ugarve; giovani e via via di quelli più grossi fino ad interessare le branche principali, il tronco ed il colletto.
Il vento agisce sulle piante con un'azione meccanica e disidratante della vegetazione.
Una alterazione frequente dovuta ai venti salsi ` rappresentata dalla "brusca non parassitaria" che provoca il disseccamento della parte distale della lamina fogliare. Venti caldi ed asciutti in primavera possono ostacolare i processi biologici della fecondazione.
Gli impianti possono essere protetti dai venti ricorrendo a barriere frangiventi (reti, piante, ecc).
Pur essendo una coltura che si adatta ai climi aridi, l'olivo subisce seri danni per carenze idriche.
Le giovani foglie si disidratano, i frutti non crescono, abscindono e rallentano il processo di inflizione. Per la difesa delle piante sono necessarie irrigazioni di soccorso e pratiche agronomiche (erpicature superficiali) che riducono la disperzione idrica del terreno. Soluzione ideale è l'impianto di un sistema di irrigazione a goccia.
Condizioni anomale nelle caratteristiche chimico-fisiche del terreno o errate concimazioni possono provocare situazioni di carenza dei principali elementi nutritivi (N, K, Ca) ed alterare la crescita e/o la biologia della pianta.
Nell'olivo il danno più tipico da attribuirsi ad un microelemento è la Boro-carenza. Quantit&agarev; insufficienti di questo elemento determinano scolorimento, disseccamento e caduta delle foglie, fioritura e fruttificazione ridotte, avvizzimento dei rami con eccessivo sviluppo dei succhioni e crescita dei germogli a "rosetta".
Per ovviare a questa carenza nutrizionale è sufficiente intervenire con apporti di microelementi attraverso la concimazione fogliare.